*VEDI INTRODUZIONE NELLA DESCRIZIONE DELLA PRIMA OPER
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Questo è il racconto ispirato al quadro
STAVI SOLO DORMANDO
È arrivato il momento per Livia d'incontrare Daria, il suo clone emozionale che risiede su FlorencebytheMoon.
Livia ha vissuto per quarantadue anni senza mai desiderare di conoscere Daria.
È una scelta.
Lo è sempre stata. Da quando il satellite artificiale FlorencebytheMoon è stato reso operativo cinquantadue anni fa.
Livia aderì senza troppo entusiasmo né aspettative all'idea di prestarsi alla creazione di un suo clone. Era idonea, alcune amiche lo facevano, quei soldi le facevano comodo.
L'ambizioso progetto prevedeva inoltre di poter incontrare il proprio clone su FbtM a spese dell'azienda. Il suo si chiamava Daria, non aveva voluto sapere altro, ma supponeva in maniera attendibile che la sua gemella sintetica conducesse una vita non dissimile alla sua, così come gli altri abitanti di FlorencebytheMoon calcavano le orme dei loro donatori, spinti dal genuino impulso della loro natura intrinseca.
Quello dei cloni su FbtM era il primo di una serie di esperimenti, l'esito era stato assolutamente straordinario ma andava perfezionato. I duplicati avevano lo stesso medesimo aspetto, solo un po' più bassi. Erano inoltre meno intelligenti, meno leali e dotati di scarsa sensibilità. In poche parole un po' meno umani.
I cloni erano monitorati h24 e solo donatori, personale di vigilanza e i medici del progetto avevano accesso alle registrazioni. Se Livia avesse provato interesse per la vita di Daria avrebbe sempre potuto vedere i video che la riguardavano.
Livia conduceva una vita serena, aveva una figlia, Bea e un compagno, Mattia.
Il lavoro di riscossione crediti ogni tanto la tediava un po'.
A volte si svegliava nel cuore della notte con interrogativi che le soffocavano in gola: la vita è tutta qui?
E se avessi seguito il mio istinto dove sarei adesso?
Quando lei e Mattia si erano conosciuti, Livia girava l'Italia grazie al suo lavoro di decoratrice sognando di fare l'artista a tempo pieno.
Livia e Mattia erano innamorati, viaggiavano molto, si divertivano e con entusiasmo guardavano al futuro.
Era esattamente ciò che Livia desiderava dalla vita.
Quell'anno tutto cambiò.
Un po' la faceva sorridere il pensiero che il suo orologio biologico iniziasse a ticchettare rumorosamente, ma chi vi prestava incessante attenzione non era lei bensì il suo compagno.
Mattia, i suoceri, i suoi genitori, tutti la esortavano al grande passo che l'avrebbe resa una donna realizzata e completa.
Livia cominciò a sentirsi sbagliata, contro natura. Lei quel desiderio di avere un figlio proprio non lo sentiva. Ma amici e familiari le dicevano che una volta nato la sua vita sarebbe diventata piena di gioia e che avrebbe amato la sua creatura più di sé stessa.
La vita cambiò moltissimo. Ma in peggio.
Livia fu costretta a trovare un lavoro più stabile e rinunciare al sogno di fare l'artista. Si sentiva fregata, sentiva che le avevano rubato il futuro. Iniziò persino a provare del rancore verso Mattia che l'aveva spinta a scegliere la vita che non desiderava.
Mattia era pazzo di Bea, sembrava non avvedersi che quella bimba manifestava ogni giorno di più un carattere torvo e spigoloso.
Livia si accorse subito che qualcosa non andava in lei e lo confidò a Mattia che instancabilmente giustificava le azioni della figlia imputandole alla giovane età. Livia sorprese più volte la figlia fare deliberatamente male a piccoli animali e si peritò in tutti modi a correggere simili atteggiamenti.
Era sola e disperata, Mattia non voleva vedere.
Un giorno Bea ferì gravemente una compagna. “È stato un incidente”, disse tra le lacrime di fronte alla maestra. Ma una volta a casa si avvicinò alla madre e, con un sorriso obliquo, le sussurrò: "l'ho fatto di proposito".
Poi corse tra le braccia del padre.
Livia passò la notte insonne, decise di confessarlo a suo marito. Com'era prevedibile, Mattia rifiutò di sentire. Mattia rifiutò di credere.
Ma il suo atteggiamento cambiò. Non spendeva che poche parole al giorno. Lo sguardo era vacuo.
Una settimana dopo Mattia scomparve con Bea.
La sua auto fu ritrovata in fondo alla scarpata, un incidente. Ma qualcosa dentro Livia le urlava che non era vero.
Livia era angosciata dai sensi di colpa, doveva sapere, e l'unico modo era andare su FlorencebytheMoon e vedere i video di sorveglianza del suo clone, quello che conduceva una vita identica alla sua. Ma un po' meno bella. Era l'unico modo per scoprire se si trattava davvero di un incidente o di un suicidio.
Una volta spiegato l'accaduto al medico responsabile del progetto, Livia pretese di vedere i video della sorveglianza. La donna era confusa e sotto shock, ma il medico ritenne più saggio per lei d'incontrare prima Daria, la sua gemella sintetica.
Non avendo scelta, Livia accettò.
Livia non perse tempo e chiese a Daria a proposito di sua figlia, voleva sapere com'era morta, voleva sapere cos'era successo.
Daria rimase a lungo in silenzio, occhi negli occhi con chi le aveva donato la vita. Poi disse semplicemente: "non è possibile".
Daria viveva con Francesco, faceva la pittrice. Non aveva avuto una figlia, semplicemente non lo desiderava.
Daria aveva assecondato la sua anima.
Daria aveva avuto il coraggio di seguire la sua strada.
Daria faceva la SUA vita.
Il clone Daria era meno intelligente, il clone Daria era meno sensibile, era prevedibile, ma fu lei a tornare sulla terra al posto della sua padrona Livia, regalando alla donna la vita che aveva tanto desiderato.