L’idea per il progetto nasce dalla mia personale necessità di comunicare il problema della presenza di rifiuti sul fiume Brembo,... Read More
L’idea per il progetto nasce dalla mia personale necessità di comunicare il problema della presenza di rifiuti sul fiume Brembo, che scorre in prossimità della mia abitazione. Il fiume fino a 70 anni fa era una risorsa importante per tutto il paese, vi si recavano anche le lavandaie per pulire gli abiti e in alcuni punti l’acqua era addirittura potabile, cosa impensabile oggi per via dell’inquinamento dovuto sia alla spazzatura, sia agli scarichi dell’area industriale circostante che vengono riversati nel corso d’acqua. Ho realizzato un libro d’artista impaginando scansioni di rifiuti da me raccolti sulla riva del fiume, sui quali ho realizzato delle stampe in cianotipia, catalogandoli come fossero reperti archeologici. Il risultato sono dunque dei rifiuti sui quali sono presenti delle immagini stampate in cianotipia che, come i normali fossili, conservano i segni integri o parziali di organismi un tempo viventi e testimonianza di vita passata. Nella scelta di realizzare un libro d’artista mi sono ispirata all’opera ‘A Guide to the Flora and Fauna of the World’ di Robert Zhao Renhui che esamina la relazione dell’uomo con la natura realizzando un finto catalogo di zoologia. Le fotografie che ho impresso sui rifiuti provengono tutte dal libro ‘Filago e Marne con Limagna e Rodi - Storia di quattro comunità fra Brembo e Dordo’. questo grande volume che racconta la storia e le usanze del territorio è stato realizzato attraverso le immagini d’archivio di abitanti del luogo, dunque tutti i soggetti fotografati sono o erano abitanti del mio Comune. Sfogliare questo libro mi ha fatto sentire di avere un legame con il territorio e con tutte le persone che hanno vissuto qui prima di me e di cui io non avrei avuto traccia se non grazie a queste immagini. Imprimendo i loro volti su un rifiuto intendo aprire una riflessione su come l’uomo abbia trascurato l’ambiente e le sue tradizioni e allo stesso modo si sia scordato di queste persone, proprio come fa con una cosa che getta via. Trasferire un’immagine su un materiale che avrà un lungo deperimento significa reimprimerla nella memoria collettiva e salvarla del suo destino di essere dimenticata. Ho sì utilizzato materiale cartaceo, quindi deperibile, ma tutti i rifiuti che ho raccolto sono frammenti di prodotti che non sono composti di sola carta, ma costituiti anche, per esempio, di plastica (pacchetti di sigarette, contenitore di Tavernello), tetrapak (succhi di frutta), latta (bottiglie di birra). Presentarli come reperti fa pensare al fatto che questi oggetti non siano facilmente deperibili e quindi resistenti al tempo. Anche se ora può sembrare ironico questo confronto con l’archeologia, non è altrettanto impensabile che fra un centinaio di anni la nostra spazzatura venga considerata come l’unica cosa rimasta del nostro passaggio sulla Terra.