«L’uomo abita quando riesce ad orientarsi in un ambiente e ad identificarsi con esso» - Christian Norberg-Schulz, Genius loci, 1979
La Quadratura dello Stretto è una riflessione sulla perdita del senso del Luogo e dell'Abitare. Abitare significa essere nella Quadratura, ovvero il Geviert, denominazione della quale Heidegger si serve per indicare il Mondo stesso. La Quadratura di abitanti, mortali e divini, con i loro Luoghi, Terra e Cielo, viene messa in pericolo dal Gestell, la tecnica moderna. La tecnica era pensata dai Greci in termini di produzione, ossia rendere manifesto o disvelato ciò che prima non era tale, si armonizzava con la natura senza stravolgerla. La tecnica moderna è invece la modalità nichilistica del disvelamento: non si dispiega nella forma della produzione ma in quella della provocazione tecnica. Nel complesso sistema terracqueo dello Stretto di Messina la verticalità dei quattro elementi essenziali della Quadratura si disvela pittoricamente attraverso il manifestarsi del tracciato terrestre in un’unica entità: mare e terra come esperienza di distacco e relazione, e Calabria e Sicilia, opposte ma complementari, parte dello stesso organismo. I due lembi di terra, irradiandosi sul mare e facendosi spazio tra i ribollimenti delle acque, creano un bacino a sé che custodisce tutti i principi immateriali del Luogo. Il mare dello Stretto protegge questo nucleo e la sua origine geostorica, il genius loci, è una nascita che non poteva tradursi in qualcos’altro che non fosse la venuta al mondo di un nuovo bacino. Il fragile equilibrio fra l’appartenenza e la negazione dei Luoghi affida al genius loci la speranza che ogni Quadratura, abbandonata fisicamente e culturalmente dai suoi stessi uomini, possa ritrovare il senso originario ed essenziale delle cose.