PIERROT LUNAIRE (PINOCCHIO) (Il mio nome e' Nessuno?)
Il suo nome è ancora Nessuno. E’ uscito dall’acqua. Ripiegato su se stesso a sedere sulla punta di uno scoglio di color giallo ocra. Il giallo è il colore
dell’allerta. Puo’ esser visto anche nel buio della notte.
I fasci di luce a
raggera, che partono dal collo color madreperla cangiante, lasciano appena
intravedere il corpo nudo lo rendono
lucente. In contrasto con le gambe e le
braccia scure che chiudono la figura in se’ stessa. Le gambe sono quasi in
rilievo, pesanti, il colore marrrone impastato come creta, quasi di una
plasticità dura che mima il legno, il
tronco d’albero, e contrastano anche con la leggerezza del grande colletto di
luce madreperlacea. Nelle gambe vortici che possono anche essere ferite
profonde o simboli di vario significato che si ricollegano al vortice che
conclude la calotta sopra il viso-uovo. Questo vortice a differenza degli altri
color mattone opaco e’ lucente, sembra la luce di un cappello da minatore o di
un subacqueo o comunque uno strumento per vedere meglio nel buio dell’oceano,
grande mostro balena che inghiotte. Il casco- copricapo è pieno di
incrostazioni come quelle di una vecchia conchiglia marina e il loro colore
madreperlaceo e argenteo in rilievo richiama il colletto. Il candore di questi
grandi elementi rende scoperto, visibile anche da lontano il personaggio..
Mi hanno detto che il
copricapo somiglia ad una carpa, il cui significato è conosciuto ed ha una
connotazione mistico-religiosa ed è anche simbolo di coraggio e di immortalita’
.
Ma il personaggio è stanco forse
sofferente e lascia cadere lacrime o gocce di pioggia e mare dentro il buio
profondo del cielo blu scurissimo, che pero’ e’ anch’esso dipinto a
raggera completando il colletto e si
innesta nel mare buio. Il volto è coperto da una maschera che sembra un uovo primordiale. La carpa e l’uovo
sono simboli positivi di nascita coraggio e rinascita. Ecco di nuovo il tema ricorrente nei miei lavori della fenice e della resurrezione dopo la morte o dopo un radicale cambiamento.
Ma è pur vero che
sembrano chiudere in un mondo soffocante e costrittivo il personaggio. La
grande luce che questa figura emana è contraddittoria e bivalente. E scatena
reazioni ed emozioni opposte. Siamo noi che guardiamo
ad aver paura o e’ lui? Siamo noi che non vediamo, o è lui che nasconde
la faccia e la sua identità dentro l’uovo non vede? E come puo’ nascondersi
davvero con tutta quella luce? E’ solo, come soli siamo noi quando siamo chiusi
nella nostra paura e diffidenza. Ma nonostante il timore, non possiamo non
vederlo. E questo strano essere, questo straniero, che è aggrappato ad uno
scoglio, non puo’ piu’ nascondersi. Anche le lacrime, o la pioggia, sono
argentee e si possono vedere. ‘ Noi’ e ‘lui’ si confondono nel mare scuro del
dolore e dell’ignoranza reciproca che ci
rende burattini e burattinai sempre manovrabili da qualcun’altro. Noi e lui
avvolti dalla paura siamo nessuno,
sempre prigionieri nel ventre della balena. Ci possiamo riconoscere solo nella lucentezza di un recupero, una rivalsa, una
visibile speranza. Ed allora, usciti dal corpo della balena, dall’acqua, scesi
dallo scoglio, riusciamo finalmente ad
approdare e rinascere. Tre sono le figure favolistico-mitiche a cui questo
quadro puo’ far riferimento . Pinocchio, la maschera di Pierrot e la figura di Ulisse, perennemente stranieri, in cerca della propria identità, in un mondo circense e circolare.
Per chi volesse continuare a leggere , una nota e una
curiosità biografica che adesso collego alla
figura del Pierrot e alla
simbologia della calotta-carpa.
Anni fa ho passato un momento di scoraggiamento a causa di
un edema alle corde vocali per il quale avevo dovuto sospendere i miei impegni.
Un giorno, in visita alla tomba di mia madre, mi perdo nell’enorme città dei
morti che è Trespiano e mi fermo incuriosita ad un sepolcro sconosciuto,
attratta dalla foto di una donna elegantissima con una corona in testa pensando
che sia una cantante lirica. E’ invece una famosa donna di teatro che per
l’appunto ha ricoperto proprio il ruolo di mia madre nell’operetta che stavo interpretando con
successo in quegli anni. Colpita da questa coincidenza le consegno il mio scoraggiamento
e una preghiera. Sulla tomba in posizione centrale un pierrot con la sua
lacrimuccia. In terra, una rosa che le lascio sulla tomba. Dopo poco tempo, in
un mercatino, mi capita fra le mani la riproduzione di una pergamena con un
pierot e su scritto ‘non devi scoraggiarti mai. Anche se tutto e
tutti ti remano contro'.