Paesaggi che si susseguono dal finestrino di un treno, corrono via.
Parlano di movimento.
Sedimentano nel nostro inconscio e generano un cambiammento.
Uno dopo l'altro nella fusione dei colori e delle immagini che si sovrappongono.
E mentre il treno corre a destinazione, scrivere, immaginare, esistere.
"..Tale punto liminale che le opere dell'artista sono soavemente in grado di raggiungere,
quell'impalpabile incrocio di visibile e invisibile in cui ogni cosa è prossima ad acquisire la
forma dell'essente ma è ancora attratta indietro verso il suo primordiale stato di pura
potenza è rappresentato da Rossetti con tutta la sua forza generatrice. Tracce organiche,
viscose scie di linfa bucolica decantano la succulenza di una bellezza riproduttiva che è
traducibile nei termini di una ontologia della carne.
Ciò che avviene in quel disteso e silenzioso crocevia giacente di cromie pastorali è
l'encomio del pre-categoriale, del primordiale in cui ogni cosa risulta nella sua labile
organicita e in cui ancora ogni cosa può diventare l'altra.
La sua ricerca è legata alla potenza espressiva delle sue originali e complesse trame e
alle minuziose descrizioni dei processi interiori legati al ricordo, al sentimento umano e al
proscenio su cui tutto avviene. È un viaggio metaforico che si insinua nel tempo e nella
memoria e che si snoda agile all'interno di una struttura sintattica composta
essenzialmente da una grazia clemente e da stratificazioni veementi, la cui trama si
concentra a grandi linee su un io narrante il quale richiede fortemente da un lato una
grandissima capacita analitica e dall’altro l’esaltazione delle forme intuitive di conoscenza
del mondo e di interiorita dell’essere umano."
Estratto dal testo “Di quell'orbe terracqueo” di Domenico De Chirico