Si tratta di un'opera realizzata nella primavera 2020, all'interno di un progetto personale più ampio che trae ispirazione dalla rielaborazione e rivisitazione della celebre Odissea. Nata in un momento così complesso, di isolamento sociale e distanza fisica dall'ambiente naturale, per il desiderio di apertura verso un orizzonte di speranza e di rinascita.
Da abitante di una terra, la Sicilia, che si affaccia sul mare e che ha intessuto con esso un legame atavico, ho voluto rendere omaggio al mare con un'opera che poteva evocarne la presenza e la bellezza, come dono a me stesso, a chi mi sta accanto e chi potrà prenderne visione.
Un'ode al mare, che offre i suoi respiri a quelli infiniti del cielo, il quale a sua volta accarezza la superficie vibrante di azzurri, turchesi, verdi e blu profondissimi dell'acqua, in un gioco di rimandi tra la terra e la volta celeste. Da qui anche la presenza di traiettorie di collegamento tra il cielo e il mare, come cime che tracciano il disegno di una vela che attraversa i due elementi, percorrendo viaggi sconfinati… In basso fa da contrappeso un frammento di albero, ritrovato in una delle mie passeggiate sulla costa. Già carico per me di un potere evocativo, e quindi conservato in attesa di trovare una sua specifica collocazione, eccolo qui, adesso, rimandare come fosse una sineddoche, alla zattera che Ulisse abbandona su invito di Ino per una possibile salvezza, durante il suo periglioso viaggio di ritorno ad Itaca. L'opera rappresenta e testimonia, attraverso la giustapposizione di elementi frammentari, un contatto sinestetico ed una vicinanza personale, intima con il mare, per una visione che possa assumere anche un valore universale. Strutturata per livelli di "peso", dal basso verso l'alto - dalla zavorra del legno al cielo terso - la composizione suggerisce un'evoluzione, una possibile ascesa, inglobando in sé il mito a cui rimandano gli elementi naturali, quale possibile serbatoio di cultura e saggezza.