La ripetizione di un gesto ne svaluta l'importanza? Come percepiamo le ripetizioni?Queste sono alcune delle domande che mi hanno mosso per la realizzazione di questi lavori. Ogni gesto, azione, segno e tratto è alla ricerca della mera copia di quello a lui precedente; un gesto semplice, che fa della sua semplicità appunto un ottimo esempio di quanto sia importante questa ricerca. Nella ripetizione son presenti sempre delle variabili, calcolabili e non, che determinano il risultato finale del gesto che quindi risulta di fatto unico. In ogni lavoro, le singole ripetizioni collaborano tra di loro creando composizioni dove ogni traccia ha il suo spazio e dialoga con le altre, sia quelle che compongono la base sia quelle più in "superficie". La percezione del tratto, e di quello che esso può rappresentare, è fondamentale per potersi rapportare a questi lavori ed a questo pensiero. Siamo in una società dinamica, veloce e satura di stimoli e questo comporta una nostra fatica nel leggerli e nel comprenderli. Una volta affaticati, siamo portarti a ridurre tutto ciò che non è totalmente diverso da quello appena visto come "uguale" e quindi a non dargli il giusto peso credendo che non sia meritevole della nostra attenzione. Questo porta inesorabilmente al non porre la nostra attenzione ai dettagli e declassiamo come "routine negativa" ogni nostra azione ripetitiva. È corretto dare invece il giusto peso ad ogni azione anche se "ripetuta" che compiamo nel nostro quotidiano, poiché ogni azione è e resta unica, non deve esser generalizzata e di conseguenza sminuita ma bensì apprezzata per la sua unicità. In questo senso trovo che nella ripetizione di un singolo ed unico gesto, quasi simbolico, si possa sempre ritrovare qualcosa di nuovo e di grande valore, fornendo a chi osserva i lavori una riflessione per poter rivalutare le proprie quotidianità in un ottica positiva.