"In una giornata di marzo 202, nella mia stanza svuotata per ridipingere le pareti, lo specchio
per protezione è stato ricoperto da un velo semitrasparente. L'ombra che si intravede al centro
è la visione che ho di me stesso, un alone senza forma e consistenza Affascinante riuscire a
capire davvero quanto riesca vedermi di fronte od uno specchio coperto, o meglio quanto
non riuscissi a vedermi di fronte ad uno specchio scoperto". Si tratta di una nota personale
riguardo un aneddoto del periodo della quarantena, in cui molte persone (io sicuramente) si
son ritrovate ad affrontare lo proprio stanza, quello nascosta e sepolta nelle memorie dal
sottosuolo. Dostoevskj nella mia ricerca e onnipresente in particolare il testo appunto di "Memorie dal sottosuolo": parla di una mera discesa nei meandri più reconditi della psiche umana e
che il protagonista sceglie poi di portare in auge. In questo lavoro vi è appunto una traccia di
quel luogo, di quelle sensazioni. Il racconto/opera attraversa le linee dei pensieri che si sradicano
da ombre invasive, le quali sembrano essere più concrete della figura.
Tuttavia il segno che é ben evidente e marcato, rappresenta lo volontà di sradicarsi da uno
stato d'animo al limite, di uscire quindi dallo spazio dell'ombra. Il colore giallo, che nella
mia ricerca è sinonimo di sole, luce, ne sottolineano l'intenzione. Per riuscire a vincere
contro l'alone del buio, l'analisi di esso è la strada giusta da percorrere.