“Naturomachia” è una parola che mi sono inventata, ispirandomi ai nomi dei cicli decorativi del Partenone quali ad esempio “Centauromachia”,“Amazzonomachia” o "Gigantomachia". E’ un termine che dovrebbe alludere ad una battaglia, quella che si sta consumando fra la Natura e l’Uomo.
“Naturomachia” è un frammento di un possibile ciclo narrativo avente come tema una nuova mitologia contemporanea, dove i protagonisti stanno attuando una battaglia di cui non si sanno ancora le sorti, ma è decisamente prevedibile il finale. E’ la risultante dell’unione di singoli brani di pittura assemblati e cuciti assieme. Una collezione di istantanee, un insieme magmatico di impressioni, ricordi, visioni che si affastellano senza ordine e narrazione, ma riflettono la quantità disordinata di stimoli visivi che segnano il quotidiano. Un processo creativo che trae origine in particolare dal concetto di “modernità liquida” di Zygmunt Bauman, dove la frammentazione della realtà in mille punti di vista, la scomposizione e ricomposizione del reale e la transitorietà sono argomenti fra i più dibattuti.
“Naturomachia” è una sorta di metopa, un dipinto che assume l’aspetto di una formella che nei colori e nella forma si ispira alla pietra calcarea del paesaggio dove vivo, il Carso, dove i sassi sono scolpiti dall’acqua e dal vento. Dunque il richiamo al vento, all’acqua, alla salsedine, quali elementi plasmanti una superficie che idealmente contiene tutto un immaginario naturalistico e mitologico potenzialmente conglobato nella pietra.
“Naturomachia” è perciò quello che risulta dopo un lungo processo di fusione fra elementi naturali e artificiali. Gli agenti atmosferici, la chimica della materia, la biologia delle forme viventi, coesistono in un intrico magmatico esprimendo l'universo di forze vitali che interagiscono a vicenda, plasmandosi e modificandosi. Vegetali, fiori, insetti, conchiglie prendono forma nella fitta trama di segni, impronte del loro passaggio, su queste, si intravedono piccole forme colorate e frammenti di poliestere, plastica, quella stessa che vola trasportata dal vento o trascinata dall’acqua.
“Naturomachia” è un paesaggio fossilizzato, contaminato, inquinato dai rifiuti che vengono conglobati e digeriti dalla pietra, dalla Natura. Assimilati e fossilizzati nella roccia, ne costituiscono idealmente la nuova composizione chimica, ricreano un nuovo paesaggio, un nuovo fossile artefatto e contaminato dall'uomo e dalle sue illusioni velleitarie.
“Naturomachia” è idealmente un corpo, un “pezzo di paesaggio vivente” che reagisce alle sostanze nocive, come in una reazione allergica, la plastica colorata ricamata in filo di poliestere (PET) lascia i segni, dei cerchietti colorati di arancio richiamano un’idea di reazione insofferente, di malattia esantematica, uno sfogo per attrarre l’attenzione sugli effetti nocivi e la tossicità di questi residui.