‘Il mio cuore è il primo nome dello straniero/My heart is the first stranger I meet’. ‘Col cuore in mano’,... Read More
‘Il mio cuore è il
primo nome dello straniero/My heart is the first stranger I meet’.
‘Col cuore in
mano’, ‘al cuor non si comanda’, ‘il mio cuore è il primo nome dello straniero’…è
noi e allo stesso tempo altro da noi, è il nostro corpo ma è indipendente dalla
nostra volontà. In un mondo in cui la tentazione del muro è sempre più forte e
pressante, riconoscere che già in noi c’è qualcosa che sfugge al nostro
controllo, che il nostro essere più profondo non sempre risponde al nostro
essere razionali, che non sempre ci conosciamo fino in fondo, è già un primo
passo verso la comprensione e l’accoglienza dell’altro, perché ‘ogni processo
di integrazione origina dall’amicizia verso lo straniero che porto in me’ (cit.
M.R.). Il nostro corpo-confine diventa poroso passaggio tra noi e l’altro, in
uno scambio continuo, empatico e necessario, per allargare l’orizzonte del
mondo.