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Ero un bambino di non più di otto anni quando nella casa di famiglia nella campagna ciociara riceviamo la visita di un parente argentino, lo ospitiamo per alcuni giorni, insieme a lui c'era un amico anch'egli argentino, pittore di professione, il quale prima di fare ritorno in Argentina, lascia un regalo ciascuno a me e a mio fratello: per lui un orologio, per me invece una grossa confezione nera di cartone di gessetti a olio, colori che evidentemente utilizzava abitualmente per dipingere.
Per dieci anni quella scatola di colori ad olio è rimasta nascosta in un angolo della casa, quasi dimenticata.
Avevo 18 anni e stavo preparando l'esame di maturità al Liceo Scientifico quando un pomeriggio nella mia stanza, stanco di studio, guardai un rotolo di carta opaca regalatomi da mia madre per fare schemi sugli esami, da un lato vidi la mia chitarra, una Ibanez blu, acustica, appoggiata sul divano, mi voltai a destra e, oltre gli sportelli di legno della libreria, vidi quella scatola di colori ad olio, quei gessetti che non avevo mai maneggiato, che aspettavano lì da dieci anni il momento giusto per uscire fuori.
Quel giorno nasce la mia prima raffigurazione che posso definire "artistica" su carta.