Il ricodro di quando mio padre mi portava al circo rivive nei labirinto di colori sulla tela, perso in quello sguardo misterioso e beffardo che rievocava alla mente il momento in cui, aperto il sipario, entrava in gioco il giocoliere, giocando con chi giocare non sapeva, con chi non aveva mai potuto nella miseria lasciata dalla guerra, con chi aveva smesso di giocare per sempre porando il deserto nel cuore. Ma in quello sguardo un lampo nel buio, uno slancio nel vuoto, la consapevolezza che il gioco della vita doveva continuare a palpitare dentro noi spettatori inconsapevoli, incantanti e manipolati dalla destrezza, in equilibrio, col fiato sospeso, aggrappati all'ultima sparenza di non veder mai più cadere le sfere delle nostre vite.