Il volto di HELEN è un volto-matrice: in esso si specchia l'anti-natura che vuole al centro tutti i
centri, nel corpo tutti i corpi, nel lavoro ogni lavoro, nelle storie nessuna storia che occupi una
posizione di privilegio. Piovono colori come piovono generi – centinaia di migliaia di generi –
così da abolire la dicotomia dei due soli mai veramente esistiti. È un volto circondato da
plastica, una materia da 'risolvere' attraverso lo studio di una tecnologia ragionata e anarchica.
La Natura è tutto ciò che c'è. Non vi è spazio per ritorni sovrannaturali né per distinzioni
aprioristiche o di comodo tra le parti “Il progetto di districare ciò che dovrebbe essere da ciò che
è, di dissociare la libertà dal fatto, la volontà dal sapere, è in realtà un compito infinito. Vi sono
molte lacune, dove il desiderio ci mette di fronte alla brutalità del fatto, dove la bellezza non è
dissociabile dalla verità”. La materia del nome è generica, la sua universalità si è espansa; dei
tratti del volto di HELEN sappiamo che non sono i tratti di un unico volto, e che, proprio per
questo, esso è privo di malinconia.