L’ ULTIMA FASE
DELL’INFORMALE:
(Un SALMO per il CREATO)
E’ già stata ampliamente
illustrata la psicologia e la forma artistica delle mie opere informali, (TECHNI
– CAHOS) ma l’ultima serie sotto-intitolata: “UN SALMO PER IL CREATO” ha forse,
bisogno di alcuni chiarimenti di fondo per la sua completa interpretazione, in
realtà è il proseguo naturale al progetto iniziale, nel mio vedere, è
un’appendice logica e continuativa della ricerca iniziale.
1)
Pur mantenendo
nell’insieme la stessa tematica centrale del “Techni-Cahos” iniziale, raggiungo
una freschezza ed una maturità che nelle opere precedenti era stata solamente
intuitiva.
2)
I quadrilateri
bianchi sono stati resi con l’essenzialità, con una più francescana bellezza, i
quattro lati disegnati col solo segno. Talvolta, al quadrilatero centrale, ne
ho aggiunto un secondo che va ad appoggiarsi al primo: quello centrale a figura
piena raffigura l’essenzialità di ogni nostra ricerca (personalmente, Dio) il
secondo è la nostra umanità alla ricerca dell’appoggio giusto per la sua sopravvivenza
interiore e/o materiale.
3)
I lati del
dipinto sono (orizzontali o verticali) determinati da linee informi che
rappresentano il limite dell’essere umano, ma nel contempo dovrebbero
sollecitare a cercare al di là di ogni limite, ulteriori ed infinite
spazialità.
4)
Ad alcuni quadrati interni dell’opera sono
state aggiunte strisce orizzontali o verticali riportanti, più o meno, le
tonalità coloristiche della figura interna.
Simbolicamente
esse sono il proseguo del cosmo interno: una spinta ulteriore per portare il
fruitore ad andare al di là del conosciuto.
5)
Lo sfondo è
essenziale: fa da base alla figura interna.
Nero,
lucido, serve per delimitare e a far risaltare ciò che voglio esprimere con l’opera
intera, esso è di supporto per portare il destinatario a concentrare la sua
attenzione unicamente sulla rilevanza delle tinte sgargianti del mio animo all’interno
della completezza dell’opera.
CONCLUSIONE:
Quando mi
accingo a fare un’opera, mi chiedo continuamente cosa voglio dire, cosa voglio
lasciare del mio pensiero al fruitore, chi si avvale delle mie tele o lavori.
Che
l’argomento trattato sia un paesaggio o un lavoro informale, non ha molta
importanza, sono molto poliedrico, soprattutto mi sento molto indirizzato nella
ricerca, come d’altronde nella vita, perché la mia curiosità, il mio osservare,
l’indagare fanno parte della mia indole più interiore.
Come tutte
le cose belle hanno un senso se sono condivise con gli altri, così la domanda è
sempre la stessa: qual è il messaggio che sto portando agli altri? Riusciranno
ad interpretarlo nella maniera giusta? Ho catturato la loro attenzione? Ho smosso
il loro interesse?
La
comunicazione può essere introspettiva, metaforica e quindi talvolta necessita
di una spiegazione articolata, intima e profonda, compenetrata nel mio “io”.
Per i
paesaggi invece è un manifestarsi reale, non simbolico, una bellezza che ho
visto, vissuto, che mi ha colpito e voglio riproporla con gli stessi sentimenti
che ho vissuto io, in quel momento. Immaginazione e creatività a piene mani,
ricostruzione sentimentale ed intellettuale profumata di scoperte mai rivelate
del tutto.