Quest’opera cristallizza la bellezza degli esseri viventi
poco prima della morte nel “Mare Nostrum”, un mare flagellato, da vent’anni a
questa parte, dalle vittime della migrazione clandestina e danneggiato
dall’impoverimento della biodiversità. Fatti di grande inciviltà, che derivano
dalle azioni prepotenti ed egoiste dell’uomo.
Il Mediterraneo è diventato meta:
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degli schiavi moderni, di persone vulnerabili,
povere, emarginate, in cerca di libertà, che fuggono da governi allo sbando,
che diventano fonte di profitto della criminalità organizzata e che molto
spesso perdono la vita durante i trasferimenti in mare;
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dei rifiuti prodotti ed abbandonati dall’uomo,
protagonista indiscusso dell’inquinamento marino.
Il mare di casa sta cambiando il suo aspetto, non svolge più
le funzioni per cui è nato: esso si è trasformato in un container dei rifiuti
della società.
Nella tela sono rappresentati i momenti salienti di tale attuale
contesto: in evidenza l’essere umano, raffigurato nella sua innata bellezza e
dolcezza ed il mare, invece nero, triste e sporco.
La cuffia per non bagnarsi i capelli è stata scelta perché
ricorda tempi passati, anni in cui era simbolo di libertà e modernità, di
quando gli individui sceglievano il mare per godersi la vita, l’emancipazione,
l’indipendenza e di quando le piccole cose materiali erano una gioia.
Lapidario è il titolo: “Epigrafe”.
Dipinto inedito.