Un distorto rapporto tra realtà e
mondo interiore spinge alla ricerca onnipotente e spasmodica di un segno di
riconoscimento, sinteticamente condensato in un « like ». Quella sana
solitudine fatta d’introspezione, riflessione, ascolto interiore, che ci rende
individui e non numeri, viene vissuta con smarrimento, angoscia, un vuoto da
colmare immediatamente affidando i sentimenti ad un « tweet » che si
perde tra altri milioni.
L'artista con quest'opera ragiona sull’icona,
atemporale finestra aperta sul mistero dell’ultraterreno, luogo di mediazione
tra l’immanenza e
la
trascendenza, qui provocatoriamente rappresentata come una
fredda e vuota figura vagamente antropomorfa persa su un fondo materico e corrotto sul quale campeggia quella che potrebbe essere una
password. Sarà l’occasione per l'osservatore di un
ennesimo e fugace selfie o l’impulso per attimo di raccoglimento ?
Per
la prima volta nella storia dell’umanità un nuovo monoteismo accomuna tutti gli
individui : è quello della Rete che in cambio di una supeficiale e
pericolosa « socialità » si appropria delle nostre vite
assottigliando pericolosamente il confine tra reale e virtuale. La tecnologia
ha reso il mondo infinitamente più piccolo creando connessioni inimmaginabili
che spesso si riducono a un semplice contatto fine a se stesso, una sigla, un
algoritmo. Un distorto rapporto tra realtà e mondo interiore spinge alla
ricerca onnipotente e spasmodica di un segno di riconoscimento, sinteticamente
condensato in un « like ». Quella sana solitudine fatta
d’introspezione, riflessione, ascolto interiore, che ci rende individui e non
numeri, viene vissuta con smarrimento, angoscia, un vuoto da colmare immediatamente
affidando i sentimenti ad un « tweet » che si perde tra altri
milioni.
L’icona,
atemporale finestra aperta sul mistero dell’ultraterreno, luogo di mediazione
tra l’immanenza e
la
trascendenza, è qui provocatoriamente rappresentata dall’artista come una
fredda e vuota figura vagamente antropomorfa che si staglia su un fondo corrotto da crepe
sul quale campeggia quella che potrebbe essere una password. Sarà l’occasione per un
ennesimo e fugace selfie o l’impulso per attimo di raccoglimento ?
Marco
Fiaschi elabora una personale e contemporanea interpretazione dell’icona
votiva, passaggio mistico verso l’ultraterreno.
Ogni
vuoto riflettente pone in dialogo un mondo concreto ed effimero con un altro virtuale
e senza tempo, al quale vincolanti password consentono l’accesso. In modo
provocatorio, l’artista invita l’osservatore a superare l’automatico e narcisistico
atto dello specchiamento, concedendosi un incondizionato raccoglimento
introspettivo.