L’opera prende il via meditando sui versi << “Pensa che in quel giorno, in quell’ora, leverò in alto le braccia e le mie radici usciranno a cercare altra terra.” >> estrapolati dalla poesia se tu mi dimentichi di Pablo Neruda e su “quest’immagine” ho “costruito” la composizione narrativa dell’opera al cui centro vi è la figura di un albero capovolto (anche se potrebbero sembrare due che si “riflettono”) che “volge le sue radici verso il cielo in partenza per cercare altra terra”, di fianco alle radici c’è “un’arca” con un borgo su di essa, anche l’arca è in partenza, una sottile nuvola avvolge l’albero al centro ed è una sorta di cortina divisoria che divide ciò che si sta lasciando da ciò verso cui si va a “cercare altra terra”, la chioma dell’albero è rivolta verso il basso “a volgere l’ultimo sguardo” al “posto” che si lascia, da cui si “fugge”, la parte della chioma rivolta al cielo è “sana” il verde in tutte le sue sfumature prevale mentre la parte della chioma rivolta al suolo è “morta” come il “mondo” che sta lasciando, non ha più i colori che dovrebbe e porta i segni dei “mali” subiti inquinamento, fuoco e.. , il cielo sul quale l’albero si staglia è anch’esso “diviso” in due parti, la parte superiore è un cielo “sereno” senza “turbamenti”, la parte inferiore è “cupa e buia” un cielo che “accumula tempesta”, la parte più “cupa” e bassa del cielo coincide quasi col piano di fuga prospettica di una serie di grattacieli “tutto converge” verso il “cielo e il cielo chiede il conto per quanto fatto”, le facciate dei grattacieli contengono “i ricordi dell’umanità” o meglio i “mali compiuti dall’umanità”, grattacieli “immagine effimera dell’umana potenza” che distrugge la “vita” per erigere monumenti alla propria infinita arroganza, ma la vera traccia che i “monumenti” umani “lasciano dietro di se” è la “morte” e l’unica “speranza” che resta è “levare in alto le braccia e far uscire le radici per cercare altre terre”,
DESTINAZIONI “2”
Destinazioni è un “dittico” è composta da due pezzi, al quadro si aggiunge “la scatola”, un pacco al suo interno racchiude la “stessa città” rappresentata nel quadro, anche qui le facciate dei grattacieli contengono i “ricordi dell’umanità” i grattacieli si affacciano su di una piazza nella quale è posta una “chiesa” anch’essa con su “i ricordi dell’umanità”, l’atmosfera è la stessa del quadro ma a differenza di esso non vi sono “elementi positivi” non ci sono possibili “alternative” al mondo che abbiamo distrutto e di cui siamo prigionieri con l’assurdità che noi stessi siamo i secondini della “nostra prigione”, l’esterno della scatola ha su di se quattro elementi, due sigilli in cera lacca, una “etichetta” dove vi sono i nomi di molte di “quelle città” del nostro pianeta tra le quali emerge “beffardamente” la scritta homo sapiens, << Quanto è inutile la sapienza di “quell’homo” che l’ha saputa usare solo per distruggere e uccidere la sua “casa” e quella di miliardi di creature e specie viventi.>>, e a concludere la composizione la “firma” posta nello spazio destinato al “mittente” del pacco..
Decollagemosaico, pezzo unico, su legno multistrato.