Ùnikum panorama Provvidenti n3, 2023, spolvero su carta, 120x148 cm
Il labirinto, sia nella sua forma fisica che simbolica, offre una profonda riflessione sull'estetica del tragitto. Esso incarna un viaggio intricato e spesso enigmatico, un percorso che sfida la nostra percezione e ci costringe a navigare tra incroci e scelte. L'estetica del labirinto, elemento scelto da Flavia Carolina D’Alessandro per la sua opera ùnikum panorama Provvidenti quale segno d’azione sul e nel paese, richiama la complessità della vita stessa e insegna che il percorso è altrettanto importante, se non di più, del risultato finale. Si tratta di un invito a rallentare, a contemplare, a cercare un senso più profondo nell'atto stesso del camminare.
Emerge chiaramente una traccia forte che, nel contesto semiotico, può essere vista come un segno iconico di passaggio, in quanto la sua rappresentazione visiva richiama direttamente l'idea di un attraversamento tortuoso e intricato. È una traccia che suscita una serie di connessioni mentali ed emotive nell'osservatore, richiamando idee di ricerca, esplorazione o fallimento. È anche un indice, poiché indica qualcosa che va oltre la forma e quindi il reale. Indica il percorso da seguire, la direzione da intraprendere, e ciò ha un legame diretto con l'aspetto orientativo della percezione e con la ricerca dell’artista, nell’ultimo periodo indirizzata nel cogliere su una superficie, attraverso l’antica tecnica dello spolvero, attualizzata, le tracce fisiche e mentali di determinate articolazioni spaziali viste quali ponti tra il mondo terreno, materiale, e quello individuale, metaforico. In tale processo di auto-esplorazione l’idea di riprogrammare il segno minimo e primitivo del labirinto può essere vista come un profondo scambio con il concetto stesso di disegno nel tentativo di rinvenire un genius loci del luogo. Un entrare nell’inciso e uscirne fuori mutati, dopo aver riattivato la pietra riportando in vita il suo significato celato, divenuto ora forma artistica piena.
L’artista, rintracciando nella sagrestia dell’antica chiesa di Santa Maria Assunta una pietra errante incisa con questo segno antichissimo, ha lavorato sulla sua immagine fortemente evocativa, estrapolandola dallo sfondo e facendola diventare segnale, e successivamente percorso e panorama. Panorama in quanto il disegno, che già di per sé richiama la forma della rosa, in modo evocativo si potrebbe sovrapporre alla pianta del centro storico di Provvidenti determinando con un certo grado di approssimazione una specularità che rimanderebbe al tema della veduta.
Percorso in quanto, come evidenziato anche dallo studioso molisano Mario Ziccardi, prezioso aiuto nell’ermeneutica della pietra, i labirinti conosciuti rappresentano in linea generale dei corridoi che, con un andamento a pendolo (ambagi), giungono al centro[1]. Il labirinto di Provvidenti invece pone l'attenzione sul tragitto che si percorre per raggiungere la meta, oltre a rappresentare non tanto i limiti (muri) di tale percorso quanto il pieno della strada che si va a percorre. Ciò che è visualizzato, quindi, non è il confine dell’esistente quanto il vuoto dell’inesplorato che viene ad essere campito e quindi inciso.
Testo di Tommaso Evangelista