Alle 22.10 già non ricordavo che sapore avevi.
Hai socchiuso lentamente quella porta e, come qualsiasi protagonista di una storia d’amore, sono scivolata a terra.
E così è finita, è già finita.
Tu dici che potresti tornare, io dico che non è vero.
Il tempo per noi è scaduto.
Il mio tempo è passato. Le lancette non posso ridarmi una nuova occasione di rivederti.
I sogni tu non me li porti più e nemmeno gli orgasmi.
O le risate fatte in una bella giornata di sole e le storie raccontate guardandoci negli occhi.
Alle 22.10 ho girato per il centro di Brescia e ho sperato di incontrarti.
Avevo in mano uno di quei bicchieri che ogni tanto rubo dai bar e ho indossato il mio vestito rosa a fiori.
Ero la più bella.
Mi sono accarezzata i capelli rossi pensandoti e ho letto wikipedia perchè non mi ricordavo le storie del Centro. Ma tu sei sempre stato più bravo a raccontarle. Ricordo il trullo dietro la Chiesa di San Faustino in Riposo, io che ridevo, la tua camicia blu bagnata dal caldo. Le nostre mani incredule di incontrarci. Il futuro che ci provava con noi.
Ho sperato di incontrarti tra tutte quelle vie e di emozionarti.
E di nuovo non ti ho visto.
Vorrei esserci per te ed essere il tuo demone preferito.
Penetrarti nel petto e spararti come tu fai con me.
Ti lascerei in un macello di ossa e tra le fessure farei fiorire una pianta colorata.
Avrebbe il tuo profumo e la tua stessa bellezza, i colori delle tue camice e mi riporterebbe pace.
Senza di te sono comunque Sara, sappilo.
Però sono Sara e basta.
Ed è un pò difficile accettarlo quando, alle 22.10 di ogni sera, mi metto qui e scrivo.
Perché i demoni adesso ce li ho anch’io e dormo dalla tua parte del letto.
Amandoti ancora un pò troppo.