TITLE OF THE WORK: “RESPICERE”
DESCRIPTION AND SYNOPSIS OF THE
WORK
The work finds its quid in the original meaning of the term
"respect", derived from the Latin word "respicere," meaning
"to look back."
Without nostalgia, but with "memory," understood as an
indispensable reference to past experiences, actions and events, one can
retrace and improve what has happened, one can find, through a careful process
of feedback, those requirements and methods most suitable for a subsequent
occurrence, controlling the transition between the tools at one's disposal and
the goals to be achieved by those same means.
Therefore, founding planning on the Latin "respicere"
causes it to lose the characteristics of utopia and can fade that gap, which is
difficult to bridge, that fatally arises between man's dreams/needs and the
relative means to achieve them and more easily sustain future growth.
Therefore, respect, understood not as deference and deference to
an authority, nor as consideration and appreciation toward performing
virtuosities, but as recognition of the other, the different and its
potentialities, whoever it may be, that respect that considers each organism
part of a single system, becomes an indispensable prerequisite for reflection
in order to be able to “prospicere”, foresee and plan sustainably.
The elements of the installation
are three:
1.
a
rearview mirror, original from a Jaguar, 1950s design, beautiful in its chrome
details, a gift from a friend who is a classic car collector
2.
a
tree trunk, collected from a construction site, hollowed out by rain and burned
by the sun, with its vertical grooves where life flowed, painted ultramarine
blue
3.
the
sky we see in front, of the same blue reflected in the rearview mirror.
The blue to be bequeathed to
future generations.
TITOLO DELL’OPERA: “RESPICERE”
DESCRIZIONE
E SINOSSI DELL’OPERA
L’opera trova il suo
quid nel significato originario del termine “rispetto”, derivato dal
latino “respicere”, ovvero “guardare indietro”.
Senza nostalgia, ma con la “memoria”, intesa
come indispensabile riferimento ad esperienze, azioni e avvenimenti passati, si
può ripercorrere e migliorare ciò che è accaduto, si possono reperire, con un
attento processo di feedback, quei requisiti e metodi più idonei per un
successivo verificarsi, controllando il passaggio tra gli strumenti a
disposizione e gli scopi da raggiungere con quegli stessi mezzi.
Fondare quindi la progettualità
sul “respicere” latino fa perdere alla stessa le
caratteristiche dell’utopia e può far svanire quel divario, difficilmente
colmabile, che fatalmente si genera tra i sogni/bisogni dell’uomo e i relativi
mezzi per realizzarli e più facilmente sostenere la crescita futura.
Perciò il rispetto, inteso non come
ossequio e deferenza verso un’autorità, né come considerazione e apprezzamento
verso virtuosismi performanti, ma come riconoscimento dell’altro, del diverso e
delle sue potenzialità, chiunque esso sia, quel rispetto che considera ogni
organismo parte di un unico sistema, diventa un imprescindibile presupposto di
riflessione per poter “prospicere”, prevedere e progettare in
maniera sostenibile.
Gli elementi dell’installazione sono
tre:
1.
uno specchietto retrovisore, originale
di una Jaguar, design anni ’50, bello nei suoi dettagli cromati, regalo di un
amico collezionista d’auto d’epoca
2.
un tronco d’albero, raccolto in un
cantiere edilizio, scavato dalla pioggia e bruciato dal sole, con le sue
scanalature verticali dove scorreva la vita, dipinto in blu oltremare
3.
Il cielo che vediamo di fronte, dello
stesso azzurro riflesso nello specchietto retrovisore.
L'azzurro da lasciare in eredità alle generazioni future.