Uno spazio – una collina dell’Alta Irpinia, sulla strada di collegamento tra Calitri e Bisaccia – e un’utopia imprescindibile: fare di un’area geografica sull’Appennino lo strumento per tradurre quel sito in un luogo di riflessione, indagine, ricerca e restituzione di una realtà politica e sociale contemporanea, per mezzo di un’azione collettiva.
Il progetto ha previsto la realizzazione di una damiera su una collina calitrana, utilizzando gli elementi naturali e stagionali del territorio e sfruttando il colore bruno del terreno e quello giallo delle stoppie del grano mietuto a luglio.
A seguito della realizzazione del disegno, la dama è stata animata dalla gente del luogo e dagli ospiti del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) di Bisaccia (AV), attraverso una simulazione in cui le pedine sono state sostituite dai partecipanti; la conclusione del lavoro ha previsto il posizionamento di 14 rotoballe di paglia a mo’ di pedine.
Il progetto si serve del concetto del gioco, quale strumento ludico e al contempo strategico; pone l’attenzione sulla questione del rapporto con lo straniero e, evocando lo scontro tra squadre, fa riflettere sul nostro essere selvaggi a tal punto da essere capaci di divorare l’altro, pur di riaffermare il dominio su quello che consideriamo il nostro territorio.
La peculiarità del lavoro, però, sta nel fatto che, nella fase di utilizzo della dama da parte dei partecipanti, il regolamento è completamente riscritto e rovescia il gioco tradizionale facendo spazio ad azioni che puntano all’inclusione e all’accoglienza.
Inoltre, nella fase conclusiva, le regole della dama sono ulteriormente sovvertite con 14 rotoballe posizionate nell’atto del gioco che, essendo tutte uguali, rendono impossibile il riconoscimento delle squadre, annientando la domanda Selvaggio, io o tu? e riportando tutto su una dimensione collettiva.
L’idea che un piccolo gruppo di persone lasci il suo segno su un’ampia area di una campagna, equivale a costruire per tutti nuove visioni possibili che, se ampliate, potranno favorire concetti di condivisione, relazione e umanizzazione.
Il lavoro è stato realizzato nel 2019, nell’ambito dello Sponz Fest di Vinicio Capossela, con la curatela di Mariangela Capossela.