Quello che credo, è che sin quando
esistevano i Principi (con seguito rispettive corti) i vizi –capitali- erano
racchiusi in quell’entourage di persone che la storia ci ha lasciato,
evidenziando sfarzo alla Lussuria, guerre all’Invidia, al banchettare di Gole
avide, alla bramosia della Superbia.
Questo concentrarsi di forze negative –
secondo la nostra cultura cattolica – ad una cerchia molto ristretta di persone
erano presumo, un modo per sminuire il nemico, l’avversario di altro popolo o
di altra città. Questi conflitti fisici portava sia nel Principe che nel
proprio Vulgus ad avere esteticamente ed eticamente la miglior città , sotto il
profilo geometrico urbano, dei flussi, delle Piazze come luogo di scambi
sociali/economici, di sicurezze determinate da cinte murarie progettate nei
minimi dettagli a strategie militari. La perfezione della Polis veniva
raggiunta nei secoli dettate esclusivamente da esigenze pratiche tradotte dai
filosofi – di corte – in segni e disegni tangibili all’occhio umano.
Nel momento epocale della Rivoluzione
Industriale l’ottocento ha creato la nuova classe sociale operaia che da
li ad oggi ci ha illuso di averci dato dignità lavorativa, diritti alla vita,
allo studio, all’evolversi sociale in teoria, ma che ha invece a dilagato nei
sette Vizi capitali.
Se vado a leggere quanto ho disegnato nel
progetto grafico mi accorgo che c’è stato un consumo irrefrenabile del suolo in
un lasso di tempo brevissimo (150 anni) causato probabilmente dal voler essere
il principe della situazione pompato di rimanere al centro dell’attenzione, e
così mille principi del nulla hanno dato sfogo ai loro vizi facendoci perdere
la nostra identità, il nostro territorio (italiano) narrato e disegnato da
poeti, scrittori, pittori ed architetti saggi.
Oggi viviamo per loro e ne siamo succubi
rendendoci ciechi a quello che ci chiedono di progettare, realizzando
Cattedrali di Centri Commerciali che mangiano ettari di terra per creare
parcheggi desolati ed inutili per l’80% della loro funzione.
Probabilmente la frase ripetutami più
volte da mia madre “Conti si nasce, non si diventa” sta forse una parte di
verità del nobile ad aver avuto la responsabilità nei confronti della
collettività e la stessa collettività gli dava rispetto per il suo ruolo
sociale/politico/territoriale. Venendo a mancare questo ruolo istituzionale lo
si è voluto forzatamente creare nel mondo del lavoro divenendo individuale nel
proprio egoismo schizzando in un buco nero i vizi nei confronti di tutti.
La scelta di aver assegnato il vizio nel
progetto grafico a quella determinata città –italiana- è solo ed esclusivamente
di carattere personale/soggettivo, dettatomi dalle vibrazioni che ho eccepito,
sia perché in quella città ci ho vissuto o sia perché le ho visitate. E’ il
vizio che secondo me emerge di più a carattere generale, senza sentenziare
giudizi superficiali in quanto, il modo di essere in quella città,credo, sia
dettato dalla propria Storia.