Che fine fanno i nostri giocattoli? Quanto è breve la vita di un giocattolo? Che emozioni ancora può darci? Cosa rimane in noi della memoria di un nostro giocattolo?
Sono tante le domande che attanagliano l'animo e poche le risposte, in un mondo travolto dai rifiuti, che dimentica in un attimo il presente ed ignora il proprio futuro, ... così un piccolo cavallo di plastica malridotto e deturpato dal tempo, riesce ancora ad emozionarci e ci dona tutta la sua bellezza come un'eco lontana di un mondo quasi perduto dove un giocattolo rappresentava la felicità di un bambino e la sua spensieratezza. Un cavallino depauperato dalla sua funzione diventa allora il simbolo delle sue ferite , delle sue vittorie e delle sue sconfitte che come cicatrici indelebili rimangono tatuate sul suo corpo.
E’ così che un vecchio giocattolo rappresenta ciò che il mondo, irrimediabilmente sta perdendo: i suoi valori, i suoi sogni, la propria innocenza. Il cavallo, il muro, sono entrambi rappresentativi di una memoria che smarrisce, disperde e svaluta qualsiasi cosa in un tempo che si dilata e si contrae ai ritmi velocissimi della nuova era tecnologica
Si ha, quindi, una concezione progressiva del tempo come di una freccia scagliata in un futuro senza meta e la vecchiaia non è più deposito di sapere, ma ritardo, inadeguatezza, ansia per le novità che non si riescono più a controllare nella loro successione rapida e assillante.
Si paragona, dunque, la vecchiaia…il “vecchio” all’inutilità, e l’inutilità all’attesa della morte, morte vista come fine, l'adempimento del proprio destino, la chiusura di un ciclo terreno. Da evitare dunque, allontanare da noi in un atto di sconsideratezza e orrore che ci priva della saggezza e del sapere. Ed è qui che si annida il segreto dell’età, dove lo spirito della vita guizza dentro come una folgore, lasciando muta la giovinezza; una saggezza che risulta espressione di perfezione spirituale, che interessa il comportamento morale e l’esperienza umana nella capacità di discernere e determinare ciò che è bene e ciò che è male.
Il cavallo, dunque assume nuova DIGNITA’ , non più come rappresentazione tangibile di se in passato , ma come “SCRIGNO” di emozioni che racchiude ricordi , il proprio vissuto…e ne fa tesoro per donarsi immancabilmente all’altro.