Autodidatta, a Firenze nel 1975 realizza collages e disegni in omaggio a P. P. Pasolini, a seguito del brutale assassinio, esposti a Manfredonia al Centro Servizi Culturali della Regione Puglia. Nel 1979 dedica una personale a De Chirico dopo la morte. Nel 1980 si laurea in Architettura UniFirenze presso l’Istituto di Ricerche Territoriali e Urbane (IRTU).
Si interessa di BB.CC. e problematiche territoriali, partecipa a concorsi internazionali di architettura e urbanistica (Samarcanda e Kiev/AntiChernobyl). Conosce e stringe amicizia con archeologi di chiara fama: M.Luisa Nava, Marina Mazzei, Annamaria Tunzi, Alberto Cazzella, M. Moscoloni che a partire dal 1988 segneranno il solco del suo tracciato artistico per circa 30 anni. Dal’98 al gennaio 2019 è Capo Servizio del Settore OO.PP. e Patrimonio storico del Comune di Manfredonia. Da 2 anni studio l’arte aborigena per scoprire eventuali analogie simboliche con i popoli pre-italici dei Dauni, a sud, e dei Camuni a nord.
Percorso Artistico
Nel 1971 un carissimo amico mi regalò una monografia su Pablo Picasso, fu amore a prima vista e da quel momento iniziai a interessarmi sempre di più all’artista catalano: periodo rosa, periodo blu ma, soprattutto, al cubismo sintetico e al cubismo analitico.
Dalla fine degli anni ’70 e negli anni ’80 le composizioni colgono nuovi aspetti studiati da vari punti prospettici e riguardano figure, paesaggi e nature morte. Oggetti e figure contornate spesso di colore nero, nero avorio. Di questo periodo resta un cromatismo di colori caldi, fatto di terre e ocre. Dal punto di vista compositivo in tutti soggetti esterni è presente sempre una nuvola, anch'essa contornata di nero, spesso con aculei triangolari di memoria cubista.
La laurea in architettura a Firenze (1980), il periodo militare (Ufficiale M.M.), le prime esperienze lavorative segnano le tappe prima del definitivo ritorno, dopo circa dieci anni, a Manfredonia (primavera 1984) con l’avvio dello studio professionale.
Agli inizi degli anni ’90 la figurazione diviene essenziale, i colori più “stirati” e con campiture nette: una nuvola sempre presente e orizzonti marcati di colore nero. I soggetti, soprattutto nature morte e paesaggi, si trovano immersi in un immaginario onirico. Composizioni sintetiche quasi irreali, rappresentate in chiave metafisica. Questo il mio periodo con giallo di cadmio e giallo di cadmio arancio, terra di Siena, rosso Pozzuoli e rosso carminio, ocre che mi accompagneranno da li in poi.
Da qui la sempre maggiore curiosità verso la realtà archeologica del mio territorio mi condurranno allo studio delle famose Stele Daunie, lastre in pietra lavorate del IX-IV sec. A.C..
Il simbolismo unico delle Stele, un unicum a livello internazionale, mi ha spinto ad approfondire studi e ricerche storiche dalle quali negli anni ’90 e anni 2000 sono nate diverse opere su tela, opere in ceramica e incisioni su pietra di Apricena o pietra egiziana passate a “bocciarda”, questi ultimi materiali per oggetti d’uso e componenti di arredo per interni (lampade, tavolini, porta-cd) e panchina in ferro e pietra naturale per esterni.
Dal 2010 la mia ricerca si estende all’uso di materiali poveri (come spago, cartone, legno) e quindi all’impiego di tecniche miste, sempre accompagnate dalla presenza del mio cosiddetto “marchio di fabbrica” rappresentato dalla nuvola contornata nero.
Attualmente la mia passione per gli studi e le ricerche storico-artistiche sui simbolismi e graficismi dei Dauni e dei Camuni (popoli italici) mi ha fatto avvicinare particolarmente alla conoscenza delle tecniche e del linguaggio dell’arte Aborigena.
In tutti questi anni sono stati diversi i miei maestri di riferimento, cito Tommaso Adabbo (mio primo mentore), Franco Troiano (amico di lunga data e allievo di Renato Guttuso), Gerardo Gerardi (già docente all’Accademia di Brera a Milano) e Vittorio Maria di Carlo (artista neo-cubista, milanese, deceduto da qualche anno).