Mariolina Morciano è nata a Taranto il 13 ottobre 1960 ma è cresciuta ed è vissuta a Pulsano (Ta).
Nel 1979 si diploma presso il Liceo Artistico Lisippo di Taranto e, nel 1983, si diploma in scenografia all'Accademia di Belle Arti di Lecce.
Nella stagione lirica 1982-83 ha ricoperto il ruolo d'aiuto scenografo presso il teatro Politeama di Lecce.
Dal 1984 al 1987 ha lavorato come progettista in studi privati di architettura e ingegneria
Dal 1988 è funzionario amministrativo dell'ufficio tecnico del Comune di Pulsano (Ta).
Cosmopolita ha viaggiato e si è nutrita di varia umanità, emozioni, cultura ed arte.
Le sue opere sono tutte materiche, ossia costituite da strati sovrapposti di carta, di gesso e di acrilici.
Tra visioni e contrappunti
Guardando nello scenario – in verità caotico – dell'arte contemporanea e annaspando nella logorroica pletora di critici artigiani della parola, non è facile per il pubblico riconoscere un artista che, con i suoi lavori, dia risposte al presente e consenta all'osservatore di creare un ponte tra il suo io e quanto espresso sulla tela. E tanto è ancor più complesso quando si è dinanzi a un artista dell'Informale o del post-Astratto, fino a ieri sconosciuto.
Questo è il caso di Mariolina Morciano. Infatti, pur mostrando le sicure movenze di una maturazione e già disciplinata personalità artistica, solo di recente la Morciano si è presentata al pubblico, alla critica e al mercato, riscuotendo ambìti successi e giudizi critici come di una firma quanto mai interessante.
In ossequio all'Astrattismo e al movimento post-Informale, le sue opere sono figlie di ideazioni compatte, ben modulate sul piano delle linee e della sintassi cromatica; sono una risposta interessante a una progettualità interiore, identicamente attiva e intelligente.
Ogni sua tela è narrazione, è una fabula aperta, che dialoga con diversi canali percettivi, per i quali la tela stessa diviene una sorta di spazio scenico. Uno spazio che si presta a una sorta di sublime pensiero senza tempo, dove a parlare sono i colori e quel brivido di movimento che si percepisce sulla tela, quando l'Artista, con manipolazioni materiche di carta e gesso, manda fuori dalla tela una sua pura ideazione. Certamente, la Morciano sa muoversi tra questi suoi personalissimi teoremi espressivi, grazie anche una pregressa e consolidata preparazione accademica e una costante acculturazione e vicinanza alle varie scuole di pensiero artistico dell'oggi. Pertanto, appare indubbia la sua convinzione che l'Arte sia una sorta di sublime pensiero senza Tempo.
La
sua poetica è fatta di severi teoremi iconografici, che cercano un equilibrio espressivo non già nelle linee o nel gioco del tradizionale figurativo, ma in abbozzi di forme, invaghite di un elegiaco impressionismo informale o accarezzato da leggere o corpose sciabolate di colore. E sempre sono visioni di ispirazione epifanica. Molte di queste, quando non rimandano a un puro astrattismo, discutono di essenziali vedute urbane, direttamente disegnate dal pennello gravido di colore, che insiste in un ripetitivo sovrapporsi di piani di abitazioni, la cui connotazione essenziale è data dall'allineamento di apertura come finestre. E mai è dato capire all'osservatore cosa o chi viva e respiri dall'altra parte, all'interno. Là vive l'anima nascosta di ognuno e di tutti. I colori mesti o vivaci ne cantano le sofferenze e la malinconia, i desideri ei sogni, le emozioni e le gioie. Dietro quelle aperture, quasi delle gelosie, delle grate claustrali, abita proprio la dignità dell'Artista.
Ma vi è, poi, un altro singolo canale espressivo che discute con il post-Astrattismo nelle tele della Morciano, che io chiamo arte del contrappunto . Un termine di derivazione musicale, ma che ben si attaglia a questo aspetto della produzione dell'artista in questione.
Una produzione straordinariamente limpida, materica, di raffinata eleganza cromatica e di segno. Una produzione che, sono certa, gode dei teoremi della Geometria e della Matematica, accostati in maniera significativa di giochi di linee materiche, che quasi si staccano dal piano della texture di base, pronta con le sue impeccabili campiture, stese nelle tinte del bianco, del nero e non solo. Sono come un gioco di linee materiche in movimento, dal profilo quasi sempre verticale, che vanno sicure, a volte abbellite da delicati riflessi iridescenti, sempre di colore altro.
In tal senso, mi sento dire che l'arte della Morciano ha il dono grande di stimolare il pensiero critico, perché capace di mettere l'osservatore in una condizione di personale e libera interpretazione. E tanto basta, perché è Arte.
Vincenza Musardo Talò – storico e critico d'arte