OCTAVIA MONACO nasce nel 1963 a Thionville nel nord della Francia da padre italiano del Salento e madre spagnola della Galizia. A sei anni si trasferisce in Italia, a Bologna, dove vive e lavora. Intraprende la formazione artistica nell'ambito dell'oreficeria che le ha trasmesso in eredità la propensione alla trasformazione delle materia, la sensibilità alla cura dei dettagli e una gamma cromatica nei toni degli ossidi, che riproporrà intramontata nella successiva opera pittorica.
È dapprima nell'editoria che l'universo poietico e onirico incontra le iniziali possibilità espressive e immaginative, realizzando illustrazioni per fiabe, leggende e miti, e libri illustrati dedicati alle biografie di pittori illustri, pubblicati in vari paesi del mondo non solo europei, ottenendo molteplici riconoscimenti quali l'esposizione degli originali di Vi presente Klimt nella libreria del Louvre.
Tale proficua esperienza ventennale e professionale, ha contribuito a caratterizzare la cifra stilistica che contraddistingue tuttora le sue realizzazioni artistiche.
Dipinge su legno opere le cui visionarie figurazioni sono esito di un inesausto confronto con gli antichi saperi profusi dai repertori del mito, dal crogiuolo fertile delle suggestioni alchimiche, dialogando anche con le diverse soluzioni dell'arte contemporanea. Nel tempo si consolida la profonda, e spontanea tensione verso ciò che riguarda l'archetipo Femminino, particolarmente nella relazione Donna e Natura. Tema fondante quale filo d'oro di un' intima ricerca iconografica e simbolica, riconoscendo inoltre, nelle valenze antropologiche, non solo l'elettivo nutrimento conoscitivo, bensì la prospettiva di un anthropos in una rinnovata e sensibile comunione tra tutti gli esseri, per una idea di profondo valore, rispetto e armonia della totalità del mondo di Natura.
In particolare nella creazione dei trittici, Ottavia, esprime una propria profonda, spontanea e celebrativa spiritualità, che identifica l'anima individuale con l'anima mundi , annullando le differenze tra il sacro e il profano, percepiti non contrapposti, ma in un indissolubile continuum generativo di tutte le forme del vivente, concepite inoltre, quali epifanie. La sua arte visionaria propone differenti alleanze in cui le realtà biologiche rappresentano delle realtà metafisiche, delineando un personale simbolico linguaggio surreale ed esoterico. Prende forma e vita nelle sue opere un mundus imaginalis , popolato di creature ibride, che orchestrano significanti e fluttuanti relazioni e contaminazioni tra l'uomo, l'animalità e la vita vegetale, superando quelle dicotomie vigenti alla base delle concezioni e modalità predatorie che affliggono tutti gli elementi della Natura.
Attraverso le proprie figurazioni suggerisce e, inoltre declina, la fondamentale valenza del processo circolare e ciclico quale legge ineludibilmente universale, nelle alternanze e coesistenze, di luci e ombre, deducibile dall'osservazione del mondo di Natura eletto quale Libro di Sapienza.
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