Ilaria nasce a Poggiardo (Le) nel 1985; vive e lavora a Firenze.
Da sempre attratta dalle arti visive, si forma presso l' Accademia di Belle Arti di Firenze
ottenendo la specializzazione in Arti Visive e linguaggi multimediali.
A partire dal 2005 consegue numerosi attestati di partecipazione a Master e Workshop
artistici in collaborazione con Enti ed Associazioni culturali.
Durante il suo percorso artistico Ilaria consolida un linguaggio espressivo prevalentemente
di tipo pittorico e fotografico applicato alla dimensione architettonica, per propria natura
legata anche alla fotografia e all'installazione. In tutte le sue opere, quasi sempre proposte
in luoghi asettici ed essenziali dove l'intervento artistico può ambientarsi liberamente, Ilaria
associa tutti questi elementi dando vita a una sorta di ''teatro dell'assurdo'' dove ogni
spettatore è chiamato a interagire e rispondere a temi sociali e culturali, in relazione a
stimoli e idee personali. Una delle sue ultime e più interessanti ricerche vede due differenti
tipologie di spazio: quello della casa e quello della strada come due mondi a confronto
dove l'identità dell'uomo crea il senso e il valore delle cose. In questa tematica si animano
concetti e visioni esistenziali, svelate solo dall'osservatore più attento'.
Negli ultimi anni Ilaria espone in numerosi spazi privati e pubblici, in Italia e all'estero,
realizzando progetti didattici per l'infanzia e artistici di mostre personali e collettive.
L’epicentro delle sue riflessioni, inizialmente incentrate sullo studio del paesaggio urbano
in senso metaforico, verte oggi, in maniera più' precisa e tagliente, sullo spazio della
''metropoli'' intesa come luogo di perdizione e disgregazione, ampliando e rafforzando il
suo contenuto espressivo. I soggetti protagonisti della poetica di Ilaria non sono gli uomini
ma le case che hanno costruito, non sono le strade ma i fili che le attraversano, non sono i
tetti dei palazzi ma le vette di un traguardo da raggiungere per poter arrivare al cielo.
Il clima convulso della metropoli appare assente dalle sue composizioni sebbene la
solitudine delle persone raffigurate e l’isolamento dei contesti presentati ne evochino
alcuni aspetti problematici come l’alienazione e la necessità di rifugiarsi in un altrove
appartato. La spoglia descrizione dei dettagli, le tinte neutre e a tratti spente, striate di
zone più vivaci e accese, evocano un’atmosfera di pittura esistenziale dove si nascondono
le ambivalenze e i risvolti psichici dell’individuo. Tra i vari soggetti analizzati vi è anche lo il
''mondo della casa'', lo spazio interno, il contesto domestico, la dimensione abitativa.
Negli ultimi lavori, infatti, Ilaria avvia una produzione fotografica di 50 scatti intitolata
''Serrature, luoghi segreti'', gettando una luce diversa sugli ambienti rappresentati, quasi
voyeur. Attraverso queste esigue aperture sulle porte il concetto di Io si separa nettamente
da quello del mondo esterno, si dischiudono piccole realtà borghesi disabitate ma vissute,
di sapore vagamente démodé, arredate con comò, poltrone, lampade, scrigni, carta da
parati e dipinti anonimi. Con questi elementi, come ci dice la stessa autrice, si dispiega
. Il sottile crinale che separa l’esterno e l’interno, e ciò che sta al
di qua e al di là della porta, si rivela dunque come metafora della contrapposizione tra la
collettività assordante e anonima e la silenziosa intimità dell’individuo. Intorno a questo
gioco di rimandi si articola anche la ricerca formale e iconografica di Ilaria, sensibile alle
opere di maestri come Hopper, Gordon Matta Clark, Tarkovskij, di cui rievoca, volta per
volta, le architetture problematiche, la solitudine, il ritmo del tempo.