Giovanni Lanzoni è nato a Fusignano nel 1979, dove vive e lavora. Compie gli studi artistici a Ravenna, l’Istituto d’Arte per il Mosaico poi l’Accademia di Belle Arti. Affascinato da poster, oggetti di piccole dimensioni e cartoline dal gusto kitsch/pop,...
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Giovanni Lanzoni è nato a Fusignano nel 1979, dove vive e lavora. Compie gli studi artistici a Ravenna, l’Istituto d’Arte per il Mosaico poi l’Accademia di Belle Arti. Affascinato da poster, oggetti di piccole dimensioni e cartoline dal gusto kitsch/pop, si laurea nel 2010 con una tesi sul souvenir.Dopo una lunga permanenza a Barcellona (2008-2011) torna in Italia dove vince nel 2011, nella sezione disegno, il Kombat Prize a Livorno e, nel 2013, il premio della sezione pittura al concorso R.A.M. giovani artisti Ravenna.Utilizza il collage e il disegno come prediletti metodi espressivi: accumuli e cassetti e archivi stratificati di fogli colorati e dipinti, giornali e riviste, manifesti e cartoline e poi matite, pastelli, pennarelli e colla sono i principali strumenti che danno forma ai suoi lavori, immagini che sempre manifestano l’aspetto ludico del processo creativo che li ispira. L’artista non può fare a meno di un accumulo da cui muove e parte la sua ricerca e ossessione, accumulo che è ascolto dei tanti echi e risonanze che sprigionano dalle cose e che nelle cose sembrano imprigionati; una specie di tentativo artigianale di mettere ordine a questo archivio caotico e geologico di cose e frammenti e pezzi sparsi di mondo.Lanzoni in un gioco di invenzione bambinesca, veste i panni del detective o esploratore o archeologo o costruttore, che ricompone il mondo e reinventa storie perdute a partire da questi indizi e parti prima disseminate, poi raccolte e lasciate a sedimentare, selezionate, e infine inserite in complessi palinsesti e meccanismi: la carta, nelle sua moltitudine di forme e colori e immagini, viene salvata e cucita e sovrapposta in grandi collage che si imparentano sempre alla mappa e alla geografia, perché processi di orientamento dentro alla babele che ci sommerge di immagini e fotografie e riviste e vecchi fogli dipinti da cui isolare e salvare un dettaglio per poi, da esso, ripartire. Come nuovi. In solitudini (forse non) troppo rumorose.