La terra… materia arcaica e primordiale, ardua e malleabile… esercita un’attrazione seducente su Eva Antonini sin dai primi anni di vita, anni in cui già si denota la sua predisposizione alla modellazione. Nonostante la vita la orienti verso un percorso professionale...
Read More
La terra… materia arcaica e primordiale, ardua e malleabile… esercita un’attrazione seducente su Eva Antonini sin dai primi anni di vita, anni in cui già si denota la sua predisposizione alla modellazione. Nonostante la vita la orienti verso un percorso professionale commerciale e linguistico, nel 2002 erompe la sua vera passione per la scultura che la porta ad immergersi, senza voltarsi indietro, in questo affascinante mondo di creatività tridimensionale. Negli anni successivi la sua ricerca scultorea si fa inarrestabile e concitata, soprattutto nel silenzio della notte. La possibilità di poter trasferire le sue idee sulla materia la entusiasma e, allo stesso tempo, la tormenta. Presto seguono le prime esposizioni in Svizzera e all’estero, i primi incarichi di opere in bronzo per degli spazi all’aperto, i primi premi per la scultura, le prime monografie. Negli ultimi anni, alcune sue opere vengono selezionate per l’esposizione al Carrousel du Louvre, esposizione internazionale a cui fa capo la Società Nazionale di Belle Arti di Parigi. In occasione di Artemilano 2018 ottiene il premio della critica, presidiata Philippe Daverio.
Eva Antonini nasce in Svizzera, luogo d’infanzia e di adolescenza. Vive e lavora in Ticino. Il suo curriculum espositivo spazia dalla Svizzera all’Italia, alla Francia, alla Spagna e agli USA.
La sua esplorazione artistica contempla la transitorietà e la fragilità della vita, la fugacità dei singoli istanti, esprimendosi in un linguaggio frammentario del corpo e del volto. Frammenti scultorei spesso in metamorfosi tra passato e presente. Superfici segnate dalle cicatrici della vita, contrastate dall’armonia delle linee e dei movimenti che lasciano intravedere il lato bello e miracoloso del nostro transito sulla terra. Il corpo quale “traduttore” dell’anima nel visibile. La sua esperienza umana ed espressiva potrebbe essere riassunta con una frase di Goethe: “Per sfuggire al mondo non c’è niente di più sicuro dell’arte e niente è meglio dell’arte per tenersi in contatto con il mondo”.