DOI COIMBRA
Roberto
Caprioli (questo è il nome all'anagrafe) nasce a Terni nel 1976.
Il
suo percorso di studi e lavorativo riguarda ambiti che con l'arte
hanno poco a che fare: laurea in Scienze Politiche e corsi
post-universitari a cui seguono svariati anni passati nell'ambito
della consulenza, del commerciale ed imprenditoriale.
Da
sempre appassionato di fotografia e affascinato dal lato estetico
delle cose, da autodidatta, inizia ad interessarsi concretamente ad
un ramo specifico della pittura, e cioè quello che della pittura astratta, in particolare (ma non solo) pouring
e fluid art. Scenario questo che lo ha sempre attratto, fino a
sedurlo, vedendo in quelle linee, sfumature, contrasti, forme ed
immagini apparentemente senza ordine e senso, un interessante
contesto e modalità per dare forma, attraverso il modo soggettivo di
interpretare, alla propria immaginazione ed al proprio inconscio.
Così,
il passaggio dall'interesse allo sviluppo concreto di un hobby, che
sin da subito viene vissuto come forte passione e desiderio di
sviluppare un proprio istinto creativo, è pressochè immediato.
Inizialmente ciò viene vissuto in modo più intimo, riservando per
sé la propria passione artistica; dopo non molto il tutto prende
forma anche a livello di presentazione ed esposizione delle opere,
rafforzandosi e portando con sé, come è naturale che sia, voglia di
sperimentare.
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Trattandosi di pittura astratta, ciò che si può vedere nelle mie
tele ovviamente non va sottoposto ad un'analisi che vada a ricercare,
negli elementi osservati, forme o significati che debbano essere
ricollegati per forza ad un qualcosa di specifico esistente nel mondo
reale.
In
tempi non sospetti, quando non avevo minimamente idea di come si
sarebbe poi sviluppato nel concreto questo mio interesse, oltre ad un
mio piacere personale nell'osservare ed interpretare dipinti
astratti, ebbi modo di ascoltare una visione della pittura astratta
che combaciava alla perfezione con il mio modo di vedere.
Il
punto centrale è un'affinità tra l'arte astratta, in questo caso
pittura, e la musica. Nell'ascolto di un brano musicale, non ci si
chiede per forza cosa il musicista volesse intendere, ma in molte
occasioni, se lo si apprezza, si dà semplicemente spazio al senso di
piacevolezza che esso provoca in noi. Non c'è quindi una relazione
diretta con qualcosa che dovrebbe essere ad esso corrispondente nel
mondo reale, come ovviamente accade nell'arte figurativa; è da
vedere piuttosto come l'espressione di uno stato dell'essere umano.
Ciò
che si può sviluppare nell'osservare un dipinto astratto quindi è
l'assimilazione delle forme, geometrie, colori, sfumature, tonalità,
accostamenti, contrasti, profondità e spazi, nonchè il loro unirsi
e fondersi in un'unica cosa, creando in modo soggettivo una propria
interpretazione.
Da
sempre mi ha catturato questa caratteristica della pittura astratta,
che nell'essere osservata ed interpretata è capace di creare un
“senso di marcia” ipoteticamente contrario a quello per cui dal
quadro mi arriva un qualcosa di concreto (una scena, un volto, un
oggetto, un paesaggio..) ed io lo interpreto. In questo caso quel
qualcosa lo si crea autonomamente a livello individuale, partendo
dalla propria mente e dalla propria anima; quindi inizialmente, da
nulla di concreto, trova spazio la mia interpretazione, che poi mi
permette di vedere qualcosa nel quadro, dandogli una sorta di
singolare concretezza.
Non
posso che essere d'accordo quindi con chi definisce la pittura
astratta come qualcosa non indirizzato verso il mondo esterno bensì
verso quello interiore; e questa sua condizione la rende un'arte
autonoma.
E
come nel caso della musica, che deve essere possibilmente ascoltata
più volte e senza confusione attorno per poterla assimilare a
dovere, anche un'opera astratta andrebbe osservata dedicandole il
tempo necessario e senza distrazioni; così da darle tempo e modo di
farci capire quali reazioni provoca in noi e come influisce sulle
nostre emozioni.
Sulla
base di quanto detto, nelle presentazioni dei miei quadri posso
esclusivamente descrivere ciò che rivedo in loro e ciò che mi
trasmettono; conscio che ciò è un qualcosa di soggettivo e sempre
curioso di conoscere l'interpretazione degli altri. -