Mi chiamo Alessandro Baldo. Sono nato nel 1965 a Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, dove vivo e lavoro.
Dopo il diploma all'Istituto d'Arte G. De Fabris di Nove (VI), nel 1992 ho conseguito una laurea in architettura allo IUAV di Venezia.
dal 2010 ho iniziato a impiegare la mia creatività in ambito artistico per poter lavorare liberamente senza le limitazioni ei compromessi che il lavoro di architetto impone. Ad oggi non ho ancora fatto una personale ma solo partecipazione alcune mostre collettive e qualche concorso d'arte.
Il tema principale delle opere descritte in queste pagine riguarda l'ipotesi della fine imminente del consumismo, così come lo abbiamo conosciuto a partire dal Secondo dopoguerra. Sono convinto, infatti, che sia in atto una fase di declino del consumismo, non a causa di una volontà sociale o della "naturale" fine di un ciclo economico bensì a causa di una fatale congiuntura tra crisi ambientale, scarsità di materie prime e gli eventi bellici generati per il loro reperimento. Non è un mistero, ad esempio, che la guerra in Ucraina è legata alla contesa di un territorio che è al secondo posto nel mondo per l'esportazione di cereali e che, nel suo sottosuolo, custodisce grandi quantità di materie prime. La contesa di materie prime è all'origine anche di molte guerre in corso nel continente africano. Sullo sfondo ci sono i grandi blocchi politico-economici, che giocano a Risiko per accaparrarsi i territori più ricchi di materie prime, indispensabili a sostenere la transizione energetica verso un mondo senza combustibili fossili, responsabili della crisi climatica. L'aumento della temperatura globale e l'avanzare della desertificazione, lasciano presagire che anche l'acqua sarà presto motivo di contesa.
Qualcuno potrebbe chiedersi perché mai la fine di un fenomeno così distruttivo come il consumismo possa creare una situazione di disagio nelle persone. Non dimentichiamo che la società dei consumi si basa su un meccanismo perverso, nel quale le persone sono chiamate a sacrificare la parte migliore della propria vita all'interno di una fabbrica o di un ufficio, in cambio della promessa della "felicità", venduta come accessibile grazie agli acquisti dell'ultimo ritrovato di grido o del vestito all'ultima moda reclamizzati come irrinunciabili. In realtà, la soddisfazione del consumatore è la peggiore delle iatture per il mercato, perché significa stagnazione dei consumi.
Ecco perché la "felicità" ai tempi del consumismo deve essere fugace e durare solo fino all'uscita del nuovo ritrovato che farà sembrare il precedente non solo più vecchio ma addirittura sgradevole. Con la fine del consumismo verrebbe meno anche questa effimera parvenza di felicità, indotta dall'acquisto compulsivo, mettendo così le persone davanti al proprio vuoto esistenziale.
L'arte del cambiamento: le mie opere esplorano le tematiche sopra descritte, e le loro possibili implicazioni, dirette e indirette, nel tentativo di rappresentare un mondo in veloce cambiamento, in preda all'incertezza e alla paura del futuro prossimo.
Il mio sguardo non è quello dello spettatore “super partes” ma di una persona pienamente coinvolta in tutto questo. Tutti noi, chi più chi meno, abbiamo contribuito a provocare il disastro che ci circonda e che abbiamo fatto finta di non vedere. Ad eccezione dei neonati e dei giovanissimi, nessuno può dirsi estraneo o innocente. È importante esserne consapevoli e, per quanto possibile, contribuire al cambiamento.
Tecniche e materiali: nei miei lavori prediligo il bianco e il nero e l'utilizzo di materiali riciclati o comunque poveri, tutti provenienti dalla produzione industriale: bitume, colori acrilici o smalti di derivazione edile; sacchi per la spazzatura, cartoni da imballaggio, carta e legno di scarto, pellicole in cellofan o PVC trasparenti, nastro adesivo o da riparazione.
Temi e “sotto-temi”: i temi che affronto sono vasti e complessi, con ricadute più o meno dirette in diversi settori della società. Per non scadere nella banalità, ho preferito mettere a fuoco alcuni “sotto-temi”, che ho così denominato: “riparazioni mimetiche”; “moda web”; “archeologia del presente”; "pixel"; “logo sociale”; “natura”;.
Tutti insieme, questi argomenti, tratteggiano un “clima” di fine impero che spaventa, così come spaventano i grandi cambiamenti epocali, che ci costringono a cambiare senza sapere di preciso che cosa ci aspetta.