“Un paesaggio è uno stato d’animo”, così
scriveva Henri-Frédéric
Amiel. Questo è il motore che mi ha spinta ad indagare sulla mia persona e
sulla mia ricerca artistica. Il desiderio di dare importanza a ciò che ci circonda e alla
nostra relazione con esso, mi ha portata allo sviluppo di un percorso artistico
avente come tema principale i contrasti e le analogie derivate dal rapporto uomo-natura in quanto paesaggio. L’elemento preso in considerazione nella maggior parte dei miei lavori è
l’albero o quello che gli appartiene, la corteccia, le foglie, la terra che gli
sta intorno… L'albero è la mia interpretazione del nostro essere in natura, noi
siamo come alberi, abbiamo bisogno di una solida base per fiorire al meglio. Un
tempo si credeva che gli alberi avessero un’anima speciale in grado di
trasmettere alle persone quell’energia necessaria al raggiungimento di un
equilibrio. L’albero è asse del mondo, emblema della vita, simbolo di rinascita
ed epifania, ma anche il tramite tra due mondi: la terra e il cielo. Affonda le
sue radici nella terra e innalza i suoi rami al cielo. Per effetto dell'Entanglement quantistico, due sistemi fisici che
entrano in contatto, instaurano una relazione che li accompagnerà in eterno.
Michele Giovagnoli, a tal proposito, nel suo libro "Impara a parlare
con gli alberi" ci suggerisce un'azione da sviluppare per farci
fondere con gli essi, la comunicazione osmotica. Scrive: "Tu sei con lui e diventi
come lui. Ascolta la fusione che sta avvenendo. Non più un essere umano o un
albero. Per un po’ di tempo una cosa nuova prende vita. Le tue gambe sono
radici lunghissime che sprofondano fino a diventare argilla e magma
sotterraneo, le tue braccia sono rami di luce che si collegano alle stelle. Il
tuo cuore pulsa l'infinita bellezza dell'universo ". In natura
le persone entrano in contatto con loro stesse, nella purezza assoluta si
genera un dialogo tra natura fuori e natura dentro che dà vita alla biofilia,
innata ma non istintiva e solo così indotta. C’è un momento, dopo la
contemplazione e prima che agisca la ragione, che somiglia all’estasi quella situazione
diversa dal prima e dal dopo, una catarsi dell’io, un annullamento
psicologico. In questo nucleo si genera il paesaggio. Dobbiamo
risvegliarci dalla sonnolenza sensoriale che ci paralizza e in cui siamo da
troppo tempo imprigionati.